Oggi al parlamento europeo va di scena il CETA, l’accordo commerciale UE-Canada. Quanto vale, come impatta e quale il vantaggio. Cosa può essere fatto dalle reti di imprese?
Partiamo da una considerazione: quanto pesa l’export per il nostro paese? Risposta: TANTO! E per capirlo basta prendere visione nella pagina a noi dedicata dall’Observatory of Economic Complexity, che ci posiziona all’8° posto tra le nazioni che esportano. Nella stessa pagina si scopre che l’Italia esporta principalmente in Germania, Francia e Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera. E qui nascono i primi problemi.
Il protezionismo e la Brexit
La domanda nasce spontanea: ma il protezionismo di Trump e la Brexit avranno effetti sull’economia italiana? Risposta (abbastanza scontata): altamente probabile. Il protezionismo americano incide in modo importante su 40.8 miliardi di $, la Brexit per 28.1. Stiamo parlando delle “top export”, ovvero delle economie in cui esportiamo di più (202 miliardi in tutto). Le esportazioni in UK e USA pesano quasi la metà del nostro export totale.
Quanto pesa l’export in Italia?
Ancora perplessi? Non sapete cosa significhino questi numeri? Un aiuto ci viene da un sito europeo, che “pesa” le economie e ne dà i numeri. In particolare vi rimando ad una pagina del sito (http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/trade-and-jobs/#italy) in cui troviamo i dati della nostra economia. Troviamo che in Italia:
- 2,7 milioni di lavoratori sono impiegati per supportare l’export;
- 402000 lavoratori italiani lavorano per l’export verso l’extra UE;
- 1 lavoratore su 8 dipende dall’export in Italia (più della Francia, meno della Germania)
- 367000 posti di lavoro sono supportati dall’export italiano all’interno dell’UE (si suppone non italiani).
Un totale di circa 3.5 milioni di lavoratori, di cui poco più di 3 italiani, che dipendono dall’export extra UE.
Si immagini adesso che ci sia un tracollo delle esportazioni al di fuori dell’UE almeno del 50%. Significa (a spanne) un tracollo di circa 1,75 milioni di posti di lavoro in UE, di cui almeno 1.5 milioni solo in Italia.
Il CETA – Accordo bilaterale UE-Canada
L’accordo in corso di revisione UE-Canada si rivela essere di buon auspicio, un pò per la vicinanza al nostro mercato di riferimento (gli USA), molto perché l’UE ha molto da condividere con il Canada. I propositi dell’accordo (tratto dal documento “The benefits of CETA“):
- Incremento di crescita e lavoro
- Creazione di parità di condizioni per le imprese UE in Canada
- Riduzione dei costi ed allargamento dell’offerta di mercato per i consumatori europei
- Eliminazione dei dazi di import ed export
- Taglio di altri costi per i business UE senza limitazioni di azione nel mercato canadese
- Facilitazione dell’erogazione di servizi nel mercato canadese
- Possibilità di partecipare agli appalti pubblici canadesi per le imprese UE
- Possibilità di tutelare i prodotti tipici alimentari europei
- Protezione della proprietà intellettuale, innovativa ed artistica delle imprese UE
- Riconoscimento delle qualifiche professionali UE
- Maggiori investimenti delle aziende canadesi in UE
- Protezione dei diritti sul lavoro e dell’ambiente
Come si può vedere, abbiamo molto da condividere, e visto come va il mondo, forse dobbiamo solo sperare che il passo verso un’unione di intenti sia maggiormente sostenuto e ricercato.
Le reti di imprese
Le reti di imprese hanno una naturale vocazione per questo tipo di opportunità. Legate a legami deboli, flessibili, con un proprio mercato di riferimento ma in grado di lavorare insieme e particolarmente votate all’export ed all’internazionalizzazione. Come possono beneficiare da quanto sopra? A parte la condivisione praticamente totale degli intenti, permettono a chiunque di partecipare ad un grande mercato in cui non verranno influenzate dai dazi, avranno la possibilità di accedere ad un mercato (quello canadese) sicuramente molto ampio e sempre troppo poco esplorato. Una voce apposita è per un must della nostra economia, i prodotti alimentari, che si distinguono sempre nel mondo. Ma anche la possibilità di andare ad agire in un mercato canadese per gli appalti pubblici. Insomma, questo accordo, visto così, sembra molto vantaggioso. Va ricordato che l’accordo è bilaterale. Le imprese UE potranno andare in Canada, e le imprese canadesi potranno venire in UE.
Conclusioni
Non sappiamo quali saranno gli impatti per il domani. Sicuramente l’economia dell’UE ha tanto da dare ed ha la capacità competitiva di farlo in un mondo globalizzato (a dispetto dei nazionalismi vari che si presentano qua e là). Sicuramente le evoluzioni politiche derivanti dalla Brexit e dall’avvento della presidenza Trump avranno degli effetti importanti sulle nostre economie. Ma ricordiamo che le reti di imprese hanno la flessibilità per far fronte a tutto questo, nonchè la possibilità di spingere ancor di più sulla leva dell’internazionalizzazione, elemento naturale per questo tipo di organizzazione. L’accordo presumibilmente necessita di alcune correzioni ed entrerà in vigore un pò alla volta ( il mandato UE è di dicembre 2015). Probabilmente varrebbe la pena di approfondire in modo significativo la cosa.
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