Piano Transizione 4.0, benefici fino al 2025

La Legge di Bilancio 2022 anticipa la proroga del Piano Transizione 4.0 al biennio 2023-2025. Questo trasforma una misura inizialmente concepita come di breve termine, dandole stabilità e continuità.

A partire dalla sua presentazione, nel 2017, il Piano ha subito di anno in anno una serie di modifiche, sia per espandersi dalla manifattura al resto del sistema imprenditoriale sia per favorire la digitalizzazione dell’impresa in tutti i reparti e non solo quello produttivo. Il Piano ha anche il compito di rendere l’Italia nuovamente attraente per gli investimenti delle multinazionali.

Nel corso del 2022 il Governo intende aprire un tavolo di confronto con le imprese per capire come proseguire, anche per stabilire quali nuove necessità di copertura siano emerse nei primi 5 anni del piano.

Blockchain e finanza

Gli elenchi delle tecnologie da incentivare furono inizialmente stesi nell’ottobre 2016. Blochchain e Intelligenza Artificiale erano ancora tecnologie di frontiera e prive di applicazioni industriali consolidate. Oggi la Blockchain è una tecnologia matura con applicazioni anche al di fuori di criptovalute e finanza, ad esempio nella tracciabilità di filiera.

L’IA è finalmente inserita in un quadro di sviluppo a livello europeo. Lo scorso aprile è poi stata presentata una proposta di regolamento specifica che fornirà un quadro normativo adeguato alle esigenze del futuro.

Transizione ecologica e digitale

La transizione ecologica, come è facile capire, è strettamente legata alla transizione digitale, al punto da venire definite “twin revolutions”. Il legislatore ha introdotto incentivi per i progetti di innovazione tecnologica destinati “alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati per il raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0”. Si tratta di un buon inizio, ma sarà presto necessario un cambiamento di paradigma.

Formazione e consulenze

Per quanto riguarda la formazione, l’incentivo che prevede dei crediti d’imposta commisurati al costo orario dei dipendenti impiegati nella formazione non si è rivelato adeguato, dal momento che il rapporto costi-benefici della misura non è favorevole alle aziende. Hanno invece avuto maggior successo i voucher per l’innovation manager, che hanno permesso a molte aziende di ingaggiare i servizi di professionisti dell’innovazione per efficientare i propri processi.

Quali soluzioni?

Quindi quali potrebbero essere gli scenari per il periodo 2023-2025?

Una possibilità sarebbe quella di abbandonare gli incentivi basati su specifiche tecnologie elencate negli allegati e premiare invece solo i risultati. La difficoltà sarà nel fare accettare alle imprese i cambiamenti radicali: potrebbe essere migliore una soluzione che mantenga il sistema attuale, andandogli ad affiancare nuovi strumenti per supportare i processi di transizione più complessi.

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