La robotica fa parte di un processo evolutivo molto antico: quello che, secondo l’antropologo francese André Leroi-Gourhan, può venire definito “esternalizzazione delle funzioni”. Gli strumenti, cioè, agiscono in origine come estensioni dell’anatomia umana, aumentandone ad esempio velocità e forza e permettendo risultati al di là delle possibilità del semplice corpo umano. Oggi, grazie ai computer, è possibile anche l’esternalizzazione delle funzioni mentali, quali memoria e capacità di calcolo.
Il processo di innovazione non si può fermare, e ormai sappiamo che la robotica sostituirà molti lavori in futuro, soprattutto quelli a basso valore aggiunto. Secondo una ricerca dell’Università di Oxford, in futuro quasi il 50% dei lavori potrebbe scomparire a causa dell’automazione.
La curva fisiologica con cui si alternano le professioni, con le nuove che emergono mentre altre diventano obsolete man mano che gli strumenti si evolvono, potrebbe venire messa in crisi dalla velocità di questo processo.
La meccanizzazione non porta all’eliminazione del lavoro, bensì alla sostituzione dei lavori meno piacevoli con altri più creativi e a maggior valore aggiunto. Tuttavia questo porta a inevitabili conseguenze sociali, che dovranno essere gestite congiuntamente tanto dalla politica che dalle aziende portatrici di tali innovazioni. Come accogliere dunque queste innovazioni, pur avendo a cuore la sostenibilità sociale?
Le parole chiave possono essere due: transizione e redistribuzione.
Transizione significa gestire il progresso tecnologico senza rimanerne travolti: aiutare chi ha perso il proprio lavoro a riqualificarsi e trovarne un altro, educando al contempo i lavoratori del futuro all’uso dei nuovi strumenti.
Redistribuzione vuol dire comprendere a chi andranno i vantaggi di questo nuovo sistema, e utilizzare i ricavati per trasferire reddito a chi lo abbia perso a causa delle nuove tecnologie. Si è parlato ad esempio di tassare i robot o il capitale grazie ad essi ricavato, una proposta bocciata in passato dal Parlamento Europeo ma con dei sostenitori eccellenti, tra cui lo stesso Bill Gates.
Si tratta, per ora, di soluzioni di natura prettamente sperimentale. Tuttavia se questi due concetti, transizione e redistribuzione, verranno implementati e gestiti al meglio, il futuro potrebbe offrire ottime opportunità.