Industria 5.0: Crediti d’Imposta potenziali fino a metà 2026Territorio: Italia

 Nel piano Mimit aumento delle aliquote (obiettivo 40%)
per progetti avanzati su digitale e green a partire dall’autunno.
Ma sulle imprese pende il rischio di una istanza preventiva

Il salto dal 4.0 al 5.0 deve essere qualcosa in più di un mero cambio di slogan.
È su questo punto che i tecnici del governo, nel dialogo con le associazioni di impresa, stanno costruendo il nuovo pacchetto di crediti di imposta che dovrà essere finanziato con risorse europee. L’obiettivo è trovare un plafond adeguato – si ragiona su un intervento tra 4 e 5 miliardi di euro – nella rivisitazione del Pnrr che sarà integrato con un capitolo RepowerEu per la transizione energetica.

La chiave del passaggio al 5.0 sarà proprio legare gli obiettivi di digitalizzazione dell’attuale piano Transizione 4.0 a dei risultati tangibili che gli investimenti delle imprese agevolate dovranno produrre a livello di efficienza energetica e della decarbonizzazione. Il piano, coordinato dal ministero delle Imprese e del made in Italy, prevede di innalzare le attuali aliquote avvicinandole più possibile (in base alle risorse che alla fine saranno effettivamente disponibili) a quelle, in alcuni casi doppie e che arrivavano al 40%, che erano in vigore fino al 31 dicembre 2022.

Il potenziamento dovrebbe applicarsi a partire da investimenti effettuati dal prossimo autunno, con una norma che verrebbe inserita nel disegno di legge di bilancio con effetto retroattivo.
E lo schema dovrebbe durare fino al 2025, con una coda per agevolare anche investimenti effettuati nel primo semestre del 2026 a patto che entro il dicembre precedente sia stato versato un acconto pari almeno al 20%.

IL SALTO INNOVATIVO

La maggiorazione del beneficio fiscale potrebbe concentrarsi sulle spese più innovative, che dovranno andare oltre il mero ricambio dei beni strumentali interconnessi ai sistemi informatici di fabbrica.

Un’ipotesi in campo è concedere il beneficio più alto all’acquisto di beni strumentali 4.0 (macchinari e robot) se questi siano effettivamente impiegati in progetti di innovazione tecnologica avanzati o in programmi ad alta prestazione anche sul fronte energetico. Alcuni esempi potrebbero essere, sul fronte digitale, soluzioni specifiche di blockchain, cybersecurity, edge e cloud computing; in ambito green progetti di ecodesign, il ricorso a soluzioni tecnologiche per ottenere materie prime seconde di alta qualità, l’introduzione di modelli di business “prodotto come servizio” per favorire catene del valore circolari di beni di consumo e strumentali.
È chiaro però che per rendere realmente appetibile il nuovo programma di incentivi saranno determinanti le aliquote finali. Va ricordato che dal 1° gennaio 2023 Transizione 4.0 è stato praticamente dimezzata, sia in relazione all’acquisto di beni strumentali sia per gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione.

Per fare solo l’esempio più significativo, l’agevolazione per l’acquisto di macchinari 4.0 si è ridotta dal 40 al 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni; dal 20% al 10% per investimenti oltre i 2,5 milioni e fino a 10 milioni; dal 10% al 5% da 10 milioni e fino al limite di costi complessivamente ammissibili di 20 milioni.

Manca invece del tutto all’appello il credito d’imposta per la formazione 4.0 che nel 2023 non è stato rinnovato e che non è ancora chiaro se verrà recuperato con il nuovo piano in preparazione.

L’INCOGNITA SULL’AUTOMATISMO

Le imprese potrebbero però presto scoprire che, anche a fronte di aliquote più generose, l’accesso agli incentivi sarà più complicato.
La possibile stretta si evince dalla risposta del ministero dell’Economia in commissione Finanze alla Camera a un’interrogazione presentata da Emiliano Fenu (Movimento 5 Stelle).
Il ministero fa riferimento alla memoria, depositata al Ddl delega sulla riforma incentivi ora all’esame del Senato, con la quale l’agenzia delle Entrate ha auspicato una limitazione del ricorso a forme automatiche di agevolazione, ufficialmente per fornire al beneficiario maggiori garanzie sul rispetto dei limiti degli aiuti di Stato.

La soluzione che si potrebbe delineare è quindi quella di un automatismo ridotto, perché per beneficiare dei crediti di imposta alle imprese potrebbe essere richiesto di presentare un’istanza preventiva.

[Sole 24 Ore | 9 luglio 2023]



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