Solo il 42% degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede almeno delle competenze digitali di base. Troppo poco, considerando che entro il 2030 molte mansioni odierne scompariranno per lasciare spazio a nuovi lavori che in 9 casi su 10 richiederanno competenze digitali avanzate.
Non avere competenze digitali vorrà dire sempre più non potere lavorare, studiare, comunicare e prendere parte alle attività sociali. Gli emarginati digitali saranno i nuovi poveri.
Come affrontare questa situazione di emergenza, esacerbata dalla pandemia?
A scuola di competenze digitali
Pressoché tutti i lavori del futuro richiederanno il supporto delle nuove tecnologie. Sarà necessario perciò un percorso di alfabetizzazione digitale che inizi già nell’infanzia, parallelo alla formazione scolastica convenzionale.
L’intelligenza artificiale, ad esempio, rappresenta già ora un supporto concreto nella gestione della pandemia da COVID 19, aiutando a risolvere problemi quali l’identificazione dell’infezione e la gestione più efficiente dei posti letto in terapia intensiva. Tuttavia in questo momento non stiamo ancora formando adeguatamente i lavoratori.
Upskilling e reskilling per lavoratori
Insegnare ai lavoratori le nuove competenze digitali e come interagire con i sistemi automatizzati permette loro l’upskilling, cioè lo svolgere in modo più efficiente la propria mansione, e il reskilling, ossia l’apprendimento di nuovi ruoli e mansioni quando quelli vecchi scompaiono a causa dell’automatizzazione. L’AI è utile anche qui, perché permette di definire le competenze mancanti, quelle che saranno necessarie nel futuro e di creare in modo mirato dei programmi di formazione a seconda del profilo individuale del lavoratore.
L’importanza di apprendere
Uno studio del World Econonomic Forum ha evidenziato quali saranno le competenze che ci permetteranno di svolgere i lavori del futuro che ancora non esistono. Al primo posto non vi è tanto l’utilizzo delle tecnologie, quanto la capacità di apprendere competenze nuove. I nuovi lavori cambieranno nel tempo e sarà necessario continuare a imparare per adattarsi. Ogni lavoro dovrà includere una parte di primaria importanza dedicata alla formazione permanente.
Per fare sì che tutti i cittadini possano accedere alle risorse tecnologiche è necessaria una visione di lungo periodo che includa privati, scuole, aziende e pubbliche amministrazioni. Tocca al governo, ora, far diventare questo programma una priorità dell’agenda politica italiana.