Intelligenza artificiale. Quale equilibrio tra uomo e robot?

L’intelligenza artificiale è qui, è ora e cresce velocissima.

Esistono già sistemi che in pochi giorni di apprendistato solitario riescono a formarsi senza l’intervento umano. Ad esempio AlphaGo Zero di Google, un sistema di autoapprendimento profondo sviluppato per giocare a go. Senza insegnamento umano, il sistema impara le mosse vincenti esplorando l’immenso spazio combinatorio delle pedine sulla scacchiera e individuando, per prove ed errori, le disposizioni che conducono al successo. Grazie alla potenza della sistemistica e degli algoritmi, l’apprendistato di AlphaGo si compie in soli tre giorni.

Il campo di applicazione di questo “non collaborativo” sistema di intelligenza artificiale sembra limitato a casi specifici.

La grande maggioranza delle applicazioni “di business” richiede invece un grande e paziente tutoraggio da parte delle competenze professionali umane. Insegnare ad una macchina il riconoscimento di immagini significative, espressioni linguistiche sensate, situazioni caratteristiche, richiede che ai dati usati per l’apprendimento venga associata la loro interpretazione.

Gran parte di ciò che sappiamo, lo conosciamo tramite il linguaggio. Sappiamo che la terra ruota su se stessa, e ruota attorno al sole. Eppure i sensi ci dicono che siamo fermi, e la conoscenza delle orbite astronomiche deriva dallo studio. L’apprendimento del linguaggio avviene in gran parte attraverso il linguaggio stesso. Nessuno riesce oggi a immaginare come insegnare il linguaggio ad una macchina semplicemente immergendola in un bagno supervisionato di parole.

Queste riflessioni aprono la porta dell’area etica. Nella misura in cui l’intelligenza è linguaggio e il linguaggio è potere, l’intelligenza artificiale accentua la necessità di un controllo democratico sull’uso sociale delle tecnologie.
La conoscenza che mettiamo nelle macchine, come la mettiamo? Chi sceglie? Come rendiamo conto delle rappresentazioni che forniamo alle macchine e delle conversioni automatiche che si generano?
Abbiamo quindi crescenti responsabilità educative nei confronti delle macchine intelligenti, dell’economia e della democrazia stessa nonché dovere di presidio e controllo.

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