La relazione tra innovazione e politica nelle parole di Piero Angela

Piero Angela non ha bisogno di presentazioni. Giornalista, divulgatore scientifico e conduttore tv, ha scritto oltre trentacinque libri e ha ricevuto dodici lauree honoris causa.

Il suo parere sulla relazione tra politica e innovazione, pertanto, è di sicuro interesse. Tanto più se viene espresso nel contesto dei TEDxCNR, evento di divulgazione legato alla rete no profit TED, nata negli Stati Uniti per favorire la condivisione e la circolazione di “idee che meritano di essere diffuse”.

«C’è grandissima difficoltà a far conoscere il nostro patrimonio scientifico e a renderlo fruibile anche al di fuori degli ambienti specifici della ricerca e ad essa strettamente collegati» spiega il curatore e organizzatore della giornata, Michele Muccini, direttore dell’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati del CNR.

Proprio a questo si riallaccia l’intervento di Piero Angela, provocatoriamente intitolato “Perché l’innovazione è più importante della politica”.

L’idea dietro a questa affermazione è che la politica, nei secoli, non ha mai creato ricchezza.
Solo l’innovazione e la tecnologia lo hanno fatto. L’istruzione stessa è il risultato della tecnologia che c’è dietro: la tecnologia è infatti necessaria, ad esempio, per produrre e distribuire libri.
L’istruzione, a sua volta, porta alla diffusione della conoscenza in tutti gli strati della società.

In tutto questo il ruolo della politica è di diffondere la ricchezza così prodotta, governando il complesso sistema e permettendo ad esso di riprodursi e di migliorarsi investendo nel futuro.
Scienza, tecnologia, educazione e valori definiscono un Paese moderno ed evoluto, e riescono a riprodurre la ricchezza.

La società moderna vive in un ecosistema completamente artificiale, frutto dell’innovazione e dell’intelligenza dell’uomo. La cultura tradizionale (ad es. di tipo letterario, filosofico e giuridico) è però ancora adatta principalmente a una società agricola. Per comprendere il sistema attuale occorre una cultura scientifica, che però non è diffusa. Manca una “filosofia della tecnologia”, che permetta di comprenderla e di gestirla meglio.

Tutto questo però richiede energia, ed è necessario che chi fa cultura e informazione scientifica tenga conto anche dei rischi della tecnologia del futuro.

In definitiva, cultura e innovazione devono compenetrarsi, così da potere sfruttare le intelligenze straordinarie che l’Italia offre.